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Angela De Angelis (SilenzioInSala.com)
04.09.2009
Era facile cadere nella trappola del pietismo, La custode di mia sorella sceglie invece la strada dell'analisi psicologica, che apre la porta su una dimensione dell’amore familiare insolita e arriva perfino a sfidare le più salde convinzioni etiche.

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Ilaria Capacci (EcoDelCinema)
04.09.2009
“La custode di mia sorella” tocca necessariamente corde dolenti per ognuno di noi e ci porta a pensare a congiunti o amici colpiti da malattie inesorabili: inevitabile, quindi, con la complicità dell’oscurità della sala cinematografica dare libero sfogo alle proprie emozioni

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Valentina D'Amico (MoviePlayer)
04.09.2009
La principale scommessa vinta da Cassavetes riguarda il ruolo della madre che lotta con tutte le sue forze per tenere in vita la figlia malata terminale. Invece di puntare sul sicuro con le solite facce da Oscar, sceglie la bionda Cameron Diaz che lo ricompensa con una convincente performance.

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Marzia Gandolfi (MyMovies)
04.09.2009
Nick Cassavetes si riconferma regista "strappalacrime", filmando questa volta la malattia oncologica

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laria Ferri (FilmUp)
04.09.2009
La regia asciutta di Cassavetes si sofferma per lo più sui personaggi e sul forte rapporto che li unisce, non indulge su artefatti sentimentalismi, riuscendo comunque a essere toccante.

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carloprevosti (Cineblog)
04.09.2009
l retrogusto di artefatto compromette irrimediabilmente il sapore amaro che una storia del genere lascia sul palato. Inoltre il finale è stato pesantemente modificato dalla sceneggiatura di Cassavetes rispetto al romanzo della Picoult

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