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Gabriele Niola (ScreenWEEK.it)
15.11.2010
La storia per tutti. Nel 150enario della Repubblica la televisione manderà in onda questo prodotto da cinema poco nazionalista e molto critico

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Paolo Mereghetti (cinema-tv.corriere.it)
27.09.2010
Il limite del film, a tratti soffocato dal didatticismo, è che toglie passione e anima ai personaggi, smarrendo a volte lo slancio narrativo. Resta intatta, però, l' encomiabile ambizione di affrontare i tanti nodi di una storia patria che ha sempre più bisogno di essere conosciuta e divulgata.

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Sonia Cincinelli (celluloidportraits.com)
23.09.2010
Questo kolossal è l' affresco vivido di un'epoca con un'attenzione particolare ai mutamenti della psicologia dei personaggi coinvolti nell'azione e si rivela ben fatto e necessario in un' Italia che ha bisogno di capire e ricordare il passato.

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Fabio Ferzetti (ilmessaggero.it)
23.09.2010
La storia del Risorgimento come non s’era mai vista. Un film che seleziona personaggi e episodi poco noti per costruire un punto di vista nuovo sulla nascita della nostra nazione. Un' antiepopea con rimandi all'attualità.

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Alberto Barbera (extra.mtv.it)
23.09.2010
Rimuovendo la patina degli stereotipi, Martone compie la più radicale, polemica e temeraria rilettura di un periodo decisivo per la storia del nostro Paese, trasformando il suo lavoro nel più serio, importante e onesto contributo alle rievocazioni inscenate in occasione del Centocinquantenario.

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Andrea D'Addio (film.it)
23.09.2010
“Noi credevamo” è un buon sceneggiato televisivo. Non cinema. I personaggi rimangono rinchiusi nei loro stereotipi di uomini della Storia, costretti a dire a parole ciò che provano e a non fare mai nulla che vada al di là della missione narrativa assegnatagli.

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Maurizio Caverzan (il Giornale)
23.09.2010
Un’opera corale e potente, dall'atmosfera quasi dostoevskiana, che si avvale di un cast di qualità e di una lunga ricerca storica e letteraria ... sembra quasi una Meglio gioventù dell'Ottocento.

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Federica Di Bartolo (filmup.leonardo.it)
23.09.2010
L’opera non presenta uno spirito epico, né momenti lirici o sentimentalismi romantici, ma cerca di non schierarsi, di restare scevra da falsi idealismi e facili riferimenti alla situazione attuale italiana, lasciando che sia lo spettatore stesso a farlo.

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Maurizio G. De Bonis (cultframe.com)
23.09.2010
Martone ha realizzato una grande opera di servizio (pubblico),un affresco di incredibile sobrietà e precisione, ha ricordato agli italiani di oggi come mai esistono, e come mai esiste ancora questo paese. E l’ha fatto in modo alto, cioè senza l’uso della retorica nazionalistica.

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Angela Cinicolo (www.movieplayer.it)
23.09.2010
Il film restituisce un'immagine della storia risorgimentale assolutamente interessante e scevra di facili ideologismi. L'impianto cinematografico è a metà tra un film storico e un melodramma teatrale capace di attualizzare il significativo valore delle faticose battaglie risorgimentali.

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Silvia Marinucci (film.35mm.it)
23.09.2010
“Noi credevamo” non è soltanto fiction, ma un’analisi ‘soggettiva’ di tutto ciò che ha portato all’Unità d’Italia e alla nascita del sentimento nazionale. Nonostante la pellicola sia appesantita da ben 204 minuti, l’opera offre un’analisi diversa della storia.

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ColinMckenzie (www.badtaste.it)
23.09.2010
Un'operazione commerciale che non convince. Come prodotto per il cinema, è troppo statico e dialogato per trovare un pubblico numeroso. Come lavoro per la televisione, non sembra proprio in grado di soddisfare i gusti dello spettatore medio.

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23.09.2010
Tre ore e mezza di spettacolo appassionanti, un Sud descritto con una delicatezza e una partecipazione unici, gli attori bravissimi, musiche tratte dal repertorio lirico molto adatte. Certo non è un film da circuito globale ma è un grande film. Da vedere assolutamente.

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Gabriele C. (www.cineblog.it)
23.09.2010
E' un’opera importante e coraggiosa, ma un pò troppo teatrale e con una certa patina televisiva.

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Giancarlo Zappoli (www.mymovies.it)
23.09.2010
Assistendo al lungo film di Martone che ha l'andamento classico di quelli che un tempo si chiamavano sceneggiati televisivi (senza che in questa annotazione ci sia alcunché di riduttivo) si ha la sensazione di un deja vu.

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