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Pasquale Mesiano (cinemio.it)
02.05.2011
Primo lungometraggio per Francesco Antonio Castaldo che sceglie uno sfondo sociale difficile e duro da digerire per la sua prima opera, affrontando un tema un pò dimenticato nell’ultimo decennio.

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Francesco Lomuscio (filmup.leonardo.it)
29.04.2011
Seppur apprezzabile per la dignitosa confezione tecnica, il film è lento, fiacco, soporifero, caratterizzato da una recitazione poco convincente e incapace di trasferire su schermo i profondi discorsi esistenziali che sarebbero stati meglio sfruttati in una rappresentazione teatrale.

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29.04.2011
Castaldo racconta una storia d'Amore e non di Droga, facendo vedere ciò che un tossico è, e non ciò che fa. Lo spunto di riflessione è interessante, ma il film ha troppi difetti di tante altre opere prime: è esageratamente lungo, a tratti è discalico e forzato, ma soprattutto non graffia.

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Valeria Francardi (www.cinematografo.it)
29.04.2011
Nel film l’eroina non è altro che lo spunto per parlare d’amore e di dipendenza nelle loro accezioni più vaste. Ma è tutto un po' sopra le righe: le inquadrature lunghe e statiche, i tempi narrativi dilatati, la direzione d'attori teatrale e impostata. Un'ottima occasione sprecata.

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Luciana Morelli (www.movieplayer.it)
28.04.2011
Un film duro, verboso e teatrale che non ha la pretesa di cambiare il mondo, educare o tenere i giovani lontani dalla droga, ma solo quella di avvicinare forse per la prima volta in modo comprensibile la psicologia del tossico emarginato, di offrire un approccio diverso.

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Marco Lucchino (35mm.it)
28.04.2011
Un film atipico e originale con il merito di trattare temi non ovvi al cinema italiano, di creare coerenza emotiva e intensità nei protagonisti ma anche il demerito di non essere del tutto convincente nella sua esposizione dei tossicodipendenti e e di protrarsi troppo fino a un finale da soap.

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25.04.2011
Il film risente di un’eccessiva teatralità, di dialoghi portati allo stremo risultanti efficaci magari su un palcoscenico, ma inadatti al grande schermo. L’architettura della trama e la sceneggiatura si abbandonano spesso a banalità sottolineate con patetismo dalla macchina da presa.

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Erika Di Giulio (Silenzio-in-Sala.com)
22.04.2011
Da opera prima, "Il sesso aggiunto" è un prodotto sbilanciato ed eccedente, giovane e goffo, alle prime armi con i dialoghi spesso ridondanti e la recitazione approssimativa e ingessata nell’abito teatrale.

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