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Solo un anno dopo Una Tomba Per Le Lucciole lo studio Ghibli partorisce Kiki Consegne a Domicilio, un minore nella filmografia di Miyazaki. Ma che minore! In un mondo che ricorda quello di Il Castello Errante di Howl (anche se questa è una stortura dovuta al fatto che ho visto prima quest'ultimo, ovviamente sarebbe il contrario), dove cioè la magia è all'ordine del giorno anche se valgono i medesimi principi (il passatismo su tutti) del nostro di mondo e dove i vecchi hanno ruolo marginale per la società ma fondamentale per l'autore, si muove la strega Kiki, la solita protagonista miyazakiana in contatto empatico con la natura e i suoi elementi e capace in un modo o nell'altro di volare. E proprio il volo in questo film riceve forse il trattamento migliore di sempre, delicato e curato nella sua naturalezza, desiderato dagli altri personaggi che non sono dotati di poteri e venerato da Kiki come il suo dono più importante, sembra essere ancor più centrale di quanto non lo sia in Porco Rosso. Ma la grandezza straordinaria e l'arroganza del modo di raccontare e di intendere un racconto di Miyazaiki sta tutta nel personaggio del gatto nero che si accompagna a Kiki ,il quale di punto in bianco smette di parlare e di essere "magico" per tornare un gatto normale senza che le motivazioni vengano mai spiegate ma solo suggerite per immagini. Non so se sono io che ormai sono diventato come il cane di Pavlov e rispondo meccanicamente ad ogni nota, ma lo score di Joe Hisaishi mi sembra ancora più straordinario del solito, parte fondamentale dell'empatia generale della pellicola.