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Abbandonata l'idea di una nuova missione quinquennale televisiva con la mai nata Star Trek: Phase 2, il successo di Star Wars Episode IV spronò la Paramount a realizzare Star Trek The Motion Picture , che divenne il primo film ad essere tratto da una serie televisiva. Con un emozionato Kirk/William Shatner, un barbuto Bones Mc Coy, uno Spock turbato da pensieri di una entità aliena e una nuova versione dei klingon con creste frontali, la cui origine non è mai stata spiegata, l'Enterprise arriva nei cinema con suo motore a curvatura. Il regista Robert Wise, che con la sua mano sapiente aveva già portato al successo “Ultimatum alla terra”, decide di presentarcela in una lunga e gustosa sequenza di avvicinamento dallo spazio accompagnata da una ottima colonna sonora, la quale alterna temi dall'eroica marcetta dei titoli di testa al valzer romantico della storia tra Decker e Ilia. Due personaggi comprimari ma che avranno un ruolo essenziale nell'espletamento della missione, una misteriosa entità che minaccia la Terra, certo V'Ger. Niente battaglie laser né siluri fotonici a profusione, un ritmo lento scandito visivamente dalla velocità curvatura e dai mille scenari dell'astronave di V'Ger, ma riempito concettualmente dal mistero, l'esplorazione, il pericolo dell'ignoto, le riflessioni filosofiche di Spock sulle emozioni e forse la lacrima più famosa della storia del cinema (questa visibile nella Director's Cut). Lungo, lento, ma per chi apprezza l'Universo trek anche bello e poetico, come la sequenza finale in cui si assiste a qualcosa di mai visto. Ispirato dall'episodio “Nomad” della serie tv, il fascino ma anche il pericolo dell'ignoto aleggiano per tutto il film rendendo giustizia al concetto di “Esplorazione spaziale”: resterà per sempre nel cuore dei cinefili trek.