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L'uomo lupo fa parte del celebre ciclo horror Universal, il cui merito principale è stato quello di aver rilanciato il tema della licantropia al cinema. Nella mitologia classica la licantropia è un fenomeno misterioso che consiste nella completa mutazione di un essere umano in lupo mannaro durante le notti di luna piena. Ma al di là delle fantasticherie, in tutto questo c'è un fondo di verità: è molto probabile infatti che la licantropia, nella dimensione fisica del fenomeno, sia da sempre stata confusa con lo stadio avanzato dell'ipertricosi o irsutismo. George Waggner, esasperando le credenze popolari - con l'aiuto dello sceneggiatore Curt Siodmak - ha cercato di far emergere il lato psicologico del fenomeno, anche se a risaltare sono le splendide atmosfere, rese ancor più cupe e anfibole dal bianco e nero. Lon Chaney Jr., perfetto per la parte, è abilissimo nel far gravitare intorno al suo personaggio un'ambiguità assolutamente necessaria. In particolare sul mistero della mutazione: a differenza di Larry, infatti, il gitano (Bela Lugosi) una volta trasformato è un quadrupede a tutti gli effetti. Questo porta a due interpretazioni possibili: gli eventi vissuti da Larry sono frutto di una sua obietta e distorta fantasia - come peraltro diagnosticato dal medico - oppure è la fase embrionale di un processo mutageno ben più vasto. Quale sia la risposta, sorge comunque una domanda: a metamorfosi completa, quanto rimane della coscienza dell'uomo, e in che misura s'impone la bestia? Sebbene risulti chiaro il fatto che sia l'atmosfera lugubre e nebbiosa a rendere funzionale un make-up decisamente poco incisivo - Henry Hull ne Il segreto del Tibet (conosciuto in Italia anche col titolo Il lupo mannaro di Londra) rendeva maggiormente l'idea - la pellicola si rende interessante, accusando solo in minima parte lo scorrere del tempo. Curioso il cameo di Bela Lugosi, un plus non indifferente per gli adulatori del genere.