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Anthony Stark è un industriale cinico, maschilista, ma non troppo convinto, e soprattutto un progettista geniale che ha costruito un impero realizzando armi da guerra. Non un cattivo, non qualcuno necessariamente da redimere, ma comunque ambiguo e controverso. Un rapimento e una grave ferita però, lo cambiano e lo costringono a prendere una via più definita e precisa, la via che lo porterà a costruire un’armatura invincibile e a calarsi nei panni dell’eroico Iron Man. Ancora una volta è un supereroe contorto e non necessariamente così “eroico”, ad essere portato sullo schermo in un’estate in cui il controverso ha fatto da padrone, con il Cavaliere Oscuro, il secondo capitolo di Hellboy e Hancock. Da tempo ci siamo abituati all'idea che spesso sono persone normali (benché estremamente facoltose) a poter diventare eroi, in una metafora che trasforma ognuno di noi in un eroe (e in un potenziale facoltoso, magari). Iron Man esprime tutto questo analizzando attentamente il personaggio e la vita di Stark senza trascurare gli aspetti tipici e immancabili di un action movie scaturito da un fumetto. Di sorprendente, ma nemmeno tanto, c’è l’interpretazione di Robert Downey J. che da tempo ha abbandonato i ruoli convenzionali (l’ultimo risale probabilmente alla Bambola Esplosiva) per abituarci ai tormentati personaggi di Fur o A Scanner Darkly. Simpatico, irriverente, affascinante e comunque credibile e convincente anche nella parte del cavaliere senza paura (l’armatura non manca!) accorso a salvare il mondo. Sta solo a voi decidere per chi dei due vale la pena vedere questo film: per il cinico e accattivante Anthony Stark o per lo splendido e troppo spesso dimenticato Robert Downey J. In entrambi i casi vale sicuramente la pena.