L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
La storia del Panda grosso goffo e grasso, che sogna di diventare un eroe del Kung Fu, facendo leva sul suo enorme buon cuore e sulle sue debolezze per riuscirci, è quanto di più disneyano gli autori del cinico Shrek potessero tirar fuori. Il messaggio arriva dritto dritto allo spettatore che, grande o piccino che sia, non potrà non rimanerne travolto. A condire la morale una storia divertente, ben scritta e realizzata, con una serie di riusciti personaggi. Si ride meno rispetto ai precedenti lavori della casa partorita da Spielberg, ma il livello animato è nettamente superiore, anche se con un taglio decisamente differente da quello della ‘concorrente’ Pixar, obiettivamente ancora molto avanti da questo punto di vista. Meno gag ma tantissima azione, coreografata come non si vedeva dai tempi di Matrix, per un film che farà impazzire i più piccoli senza deludere i più grandi. Un capitolo a parte lo merita però il doppiaggio italiano. Se nella versione originale la voce di Po è affidata a quel matto di Jack Black, appare abbastanza incomprensibile la scelta tutta italiana di affidare il doppiaggio al flemmatico e soporifero Fabio Volo. Avrebbe avuto molto più senso un Nanni Baldini, voce di Stewie Griffin, ma la deriva di affidare a personaggi ‘famosi’ voci animate ha fatto strada ormai anche da noi. Dopo il De Sica di Ortone siamo arrivati al Volo di Panda, con un risultato finale simile nella sua incomprensibilità. La storia scorre via veloce, tra prologo, addestramento e scontro finale, con due personaggi splendidi su tutti, il maestro Shifu, moderno Yoda, e il saggio Oogway, in 90 godibilissimi minuti che strappano più di una risata, arrivando ai bellissimi titoli di coda finali, accompagnati da una scena dopo la loro fine. Chi ha amato Shrek, Madagascar e tutte le pellicole animate d’ultima generazione, non potrà che rimanere piacevolmente soddisfatto da questa new entry.