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"Madagascar 2" fugge alla regola, ben nota, che stabilisce la minore riuscita dei sequel rispetto ai primi episodi. Vi sono infatti più humor, miglior storia e maggiore analisi dei personaggi. Con astuzia vengono messi in gioco quegli elementi e personaggi del primo episodio che erano maggiormente piaciuti al pubblico: dunque tornano i pinguini, assunti ora come coprotagonisti, che si lasciano alle spalle l'insoddisfaciente ruolo di figure marginali, il re Julien e il suo assistente, addirittura il piccolo Mortino che compare di nuovo in qualche scena esilarante, accompagnato dall'arzilla vecchietta che picchiò Alex durante la prima fuga. Operazione più che furbetta dunque questo secondo capitolo, ripulito da tutto ciò che era risultato inopportuno e inefficace nel primo film comportando perfino un mutamento psicologico dei personaggi. Qui i protagonisti vengono accolti nei propri branchi, si integrano, vivono serenamente coi propri simili nel loro habitat naturale. Ma la storia non scade in un banale animalismo. Entrare a far parte del rispettivo gruppo significa, per i cinque eroi, rendersi simile agli altri, perdendo quegli attributi che a New York li avevano resi diversi e soprattutto speciali. E' un ritorno alle proprie origini e all'originale "ruolo" dell'animale, la cessione del fenomeno di "divismo" che lo zoo attua nei confronti dei suoi ospiti. Tutto ciò è raccontato con estrema chiarezza. Non mancano però alcune pecche: qualche parte più spenta, sia umoristicamente che dinamicamente, un inizio che ricorda quello di "Alla ricerca di Nemo" e un umorismo (verbale) che riesce ad accattivarsi più un pubblico adulto che infantile, con qualche riferimento al sesso (già presente nel primo episodio nell canzone, diventata tormentone, "I like to move it, move it").