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Seconda puntata per il doppio quartetto degli animali parlanti targati Dreamworks di New York in trasferta, da Madagascar questa volta piombano (quasi) in una riserva della savana africana: Marty, Gloria, Melman e Alex assieme ai quattro pinguini in stile truppa militare alla guida del velivolo che li avrebbe dovuti riportare alla civiltà. Ma presto quello che viene all’inizio considerato un paradiso dove si riscoprono origini, si trovano ambienti ideali trai propri simili in cui vengono valorizzate le proprie caratteristiche e attitudini personali, diventa subito dopo una sorta di incubo, con problematiche tali capaci di dividere l’amicizia anche per passioni tenute ben nascoste e dubbi sul proprio valore personale. Dopo il primo episodio che da il nome alla saga, questo manca, ovvio, dell’effetto sorpresa ma in compenso da molto più spazio alle gag comiche infilate senza sosta una dietro l’altra disponendole con efficacia, sbizzarrendo alla grande la piccola truppa di pinguini bicromatici (da sballo, solo per citarne una: la scena iniziale dell’aereo) già collaudati nell’esilarante corto “missione Natale”, oltre che l’assurdo Re Julian (alla voce Sacha Baron “Borat” Cohen) seguito dal fedele e flemmatico Moris, entrambi perseguitati dall’occhi-grandi-e-dolci Mortino e turisti e la zelante nonnina della metro del prequel che si dilettano negli intrecci secondari contribuendo alla vicenda. Il film, ben strutturato ottimo prodotto per il genere, non raggiunge la resa grafica e narrativa della produzione Pixar, ma è comunque entusiasmante per i piccoli ma ben godibile anche per i più grandi, scorre via velocemente saltando da una situazione esilarante all’altra con musiche a tema curate per contribuire alla resa umoristica (Moto Moto song in primis) e spassosa chiudendo a ritmo della già famosa “More than a feeling” dei Boston