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E’ il film che segna l’addio definitivo dagli schermi del vecchio cast di Star Trek. Per l’evento, nel 1991, alla regia torna Nicholas Meyer, autore del famoso film tv del 1983, The Day after, e del secondo lungometraggio della serie trekkiana. La trama raccoglie e chiude gli spunti tracciati nei capitoli precedenti e apparentemente abbandonati nel film del 1989. La Flotta Stellare e l’Impero Klingon vanno verso uno storico accordo di pace. Ma c’è chi non è d’accordo. Praxis, luna vitale per Klingon, esplode a causa di un incidente. Senza questa luna, i giorni dell’Impero sono contati, a meno di un intervento umanitario ad opera della Federazione. Per trattare segretamente viene attivato Spock che organizza un incontro con il cancelliere Gorkon. I Klingon sono divisi: c’è chi vuole accettare gli aiuti e chi preferirebbe morire combattendo. All’incontro ci va Kirk, contrario tra l’altro ad un’alleanza coi Klingon che gli hanno ucciso il giovane figlio. Ma il cancelliere viene assassinato e accusati del fatto sono il capitano dell’Enterprise e il dotto McCoy. L'alta corte Klingon li condanna all'ergastolo, che i due iniziano a scontare nella colonia Rura Penthe, terribile pianeta ricoperto da ghiacci eterni. Ma l'equipaggio dell'Enterprise indaga per trovare il vero traditore a bordo della nave e scagionare così il capitano e il dottore. I fan amano questo film, non solo perché è l’ultimo di un’era, ma perché racchiude in pieno lo spirito che anima da sempre Star Trek.