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Ora posso affermarlo con sicurezza, “Hulk spacca!”. Dando il definitivo addio all’ipertrofico bamboccione verde propinatoci dal maestro Ang Lee, la Marvel ci regala la rinascita di uno dei suoi “eroi” più forti e controversi. Muscoli e tendini a solcarne il possente corpo, l’Hulk di Leterrier è finalmente quello che deve essere. Un incredibile forza della natura. Specchio impietoso delle più profonde e incontrollabili pulsioni con cui, nonostante il nostro crederci civilizzati, ci ritroveremo sempre a fare i conti. Bruce Banner, interpretato da un Norton malinconicamente intenso, da bravo scienziato devoto al Dio-logica, teme e desidera sopprimere a qualunque costo questo suo incontrollabile e troppo reale lato. Fuggiasco tormentato, incarnazione perfetta di quel Banner solitario girovago dell’amata serie TV anni ‘70, lo scienziato comprenderà presto che nessuna strada lo può allontanare da ciò che inesorabilmente è. Braccato dall’ossessivo generale Thunderbolt Ross (il superbo W. Hurt) e dal suo ambizioso tirapiedi assetato di potere Emil Blonsky (un glaciale T. Roth), Hulk non tarderà a mostrarsi in tutta la sua furia. Placato per un attimo dal poetico incontro, sotto la furia di un temporale, con Betty (la splendida L. Tyler), unico e sfortunato amore dello scienziato, Banner/Hulk sceglierà di sacrificarsi e di salvare quel mondo che lo vorrebbe annientato o sotto controllo, sconfiggendo, in un‘epica lotta di straordinario impatto visivo, il feroce Abominio. Credibile e dolorosamente umano, questo Hulk, tra camei e rimandi più o meno evidenti (storici quelli di L.Ferrigno, S.Lee e Tony-Downey -Stark), svela la pura furia di cui è capace l’essere umano e l’animo gentile ed eroico che un aspetto mostruoso può invece celare.