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Sublime rincorrersi di azzurrognole, marroncine e nerastre rivelazioni nonché tombe di una menzogna politica che ha seppellito con se, sotto duri e umidi terreni, vite spese in valori che stanno per tornare dai loro difensori decaduti. Si può riassumere così la trama di Watchmen incessante pellicola ritmica e “spasmatica” quasi soffocante per l’attenzione e concentrazione richiesta per non fossilizzarsi in stalattiti di sangue versato o perdersi nel labirinto di cambiamenti scenografici nel trentennio ’50-’80. Tratto dai fumetti scritti da Alan Moore e disegnati da Dave Gibbons, il regista Zack Snyder , dopo anni di supplizi tragici e impegnativi quasi quanto la trama stessa, riesce a portare sullo schermo una crociata inquietante e decadentista che pare figlia dell’ ”Odissea” e di “300”con un romanticismo risalibile a “V-per vendetta”, in sostanza un qualcosa visivamente conosciuto. Molto probabilmente se i fumetti fossero stati scritti secoli fa, l’angoscioso Munch e il futurista Boccioni, sarebbero sicuramente riusciti a raffigurare su tela una così sempre moderna e attuale storia politica e politica storica in modo magistrale se non perfetto.