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lovedream (cinemio.it)
31.12.2010
Away We Go è l’ultima brillante commedia del Premio Oscar Sam Mendes, arrivata in Italia con un ritardo di più di un anno e mezzo dall’uscita nelle sale cinematografiche statunitensi e con un titolo che non rispecchia per niente lo spirito e la struttura narrativa del film

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Mari Accardi (zabriskiepoint.net)
21.12.2010
Un film indipendente, fresco, eco-sostenibile, che racconta la pazzia del mondo in maniera esilarante e tuttavia credibile. Per certi versi ricorda l'atmosfera e i colori di Juno. Anche se si ride forte e ci si commuove, American Life non è una favola, la crudezza affiora sempre.

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Alex Poltronieri (ondacinema.it)
21.12.2010
Il film è senza dubbio garbato ma quasi fastidioso nella sua carineria. Girato con uno stile a la "Sundance", con tanta macchina a mano, attori televisivi semi sconosciuti, belle cartoline e un'invadente colonna sonora "indie", è il classico cocktail realizzato per ogni tipo di palato.

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Pietro Ferraro (ilcinemaniaco.com)
21.12.2010
Un atipico film dalla forte connotazione indie e dalla brillante fattura dei dialoghi: un piccolo oggetto prezioso e raffinatissimo. Le inquadrature e la fotografia sono pianificate al dettaglio, i dialoghi sono teneri, ironici e deliziosamente nevrotici, gli attori di contorno in grande forma.

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EMANUELE RAUCO (www.radiocinema.it)
17.12.2010
Mendes parla di un’America fuori dai riflettori affidandosi ad uno stile leggero, apparentemente naif, svagato e intelligente e sfoggia ritmo curioso e senso dell’umorismo insospettabile. Forse non è il più bel film di Mendes, ma di sicuro è il più sincero.

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Rosario Sparti (Corriere Romano)
17.12.2010
La pellicola risente d’una certa lentezza e non sempre Mendes si trova a suo agio in un opera dal basso profilo ma tuttavia riesce a colpire nel segno.

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Marco Lucchino (film.35mm.it)
16.12.2010
Il film è a tratti divertente, soprattutto nelle dinamiche degli incontri con amici di vecchia data, dove nascono confronti buffi e rivelatori. In questo film, però, contrariamente agli altri di Mendes, quelli drammatici, la costruzione dei personaggi appare abbastanza scialba e superficiale.

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Erika Di Giulio (Silenzio-in-Sala.com)
08.12.2010
Mendes continua ad esplorare la mitologia contemporanea statunitense, mischiando luci, colori e stili e accettando la sfida di un film girato in tre stati americani, con due sole sequenze in un teatro di posa. Da guardare e ascoltare.

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