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Watchmen è la trasposizione cinematografica dell’omonima serie di fumetti creata da Alan Moore e Dave Gibbons, ma come spesso accade nel passaggio su video, plurime scene, dialoghi, atmosfere e tempistiche sono state abbandonate sulla carta. Il rimanente” patchwork” comporta la perdita consapevole e non di chi ha avuto, e non, nei tempi passati l’arguto gusto di leggersi tutta la serie fumettistica. Considerando tagli, accorgimenti e modifiche narrative discutibili, si può affermare che la pellicola dall’inizio alla fine sia brillantemente emotiva e coinvolgente anche se a tratti incomprensibile. Dalla prima inquadratura all’ultima vi è un nascere continuo di una moltitudine di sfaccettature prospettiche, gamme cromatiche, quasi monocromatiche, degnamente noire. Nero, marrone e blu sono i protagonisti tonali che accompagnano violenza, morte, suoni assordanti e ripetitivi come urla, bombardamenti vari e corse disperate, spezzate sapientemente da momenti assorti in profonda riflessione e dubbio fino alla consapevolezza dei vari perché e per come della matassa. Campi tecnici perfetti, fotografie, coreografie , effetti speciali da inchino ed ambientazioni dagli anni’50 agli ‘80 dettagliatissime fanno da sfondo ai protagonisti. Sin da subito si respira aria di ammirazione e disprezzo verso di loro, i salvatori e i salvati, nonché supereroi ed umani che aspettano colui che porterà il tanto atteso sospiro di sollievo davanti alla pace tra le Nazioni: il Dr. Manhattan, il Carlo Magno e superuomo che salverà e ha salvato l’umanità, specialmente americana. L’Essere surplus di oltre terra e oltre cielo. Tutta questa soddisfazione visiva e sonora viene però uccisa dal finale, che non è ciò che sarebbe dovuto essere. Il conflitto internazionale sull’orlo di una guerra nucleare ha spostato la conclusione fumettistica verso una più ambigua non definitiva fine.